È una delle problematiche di cui non se ne parla mai abbastanza…anzi, non se ne parla e basta.
Non se ne parla perché l’argomento, spinoso già di suo, presenta problematiche che vanno ad intaccare paure astrali (l’umore dei nostri collaboratori) e danni economici (se l’umore si guasta arrivano i sindacati).
Personalmente tratto i collaboratori delle Aziende che seguo con grande rispetto in quanto per me non sono semplici “aiutanti”, ma parte integrante del processo di Creazione del Valore.
Parto da un concetto: se un collaboratore non collabora, la colpa non è sua ma di chi lo ha scelto… e nella maggior parte dei casi, sono io a scegliere … e cerco di farlo oculatamente.
Si può sbagliare nella scelta? SI.E in questi casi bisogna adottare dei paracadute che limitano il danno: un periodo di prova più lungo, un iniziale contratto a tempo determinato, ecc, ecc.
Ma la maggior parte delle volte basta un’accurata organizzazione del lavoro e una certa libertà di azione che bisogna riconoscere a chi abbiamo scelto per fare in modo che il nostro Collaboratore possa esprimere tutto il suo potenziale.
Se da una parte il Collaboratore deve:
Dall’altra parte, l’Albergatore ha il Dovere Economico di tenere Alto il Morale con gratificazioni o di livello economico (con un premio in busta paga per un lavoro svolto egregiamente) o di livello immateriale (a volta un sincero “BRAVO” detto davanti a tutti i collaboratori, vale più di € 100,00 di stipendio in più).
Quando non si sceglie il giusto Collaboratore o l’Albergatore ha un’idea malsana dei propri lavoratori, si creano situazioni in cui a perdere si trova ad essere solo l’Azienda. I dipendenti sono persone che generano il vostro fatturato: da soli non andreste da nessuna parte.
A voi Albergatori mi sento di invogliarvi a creare un ottimo CLIMA AZIENDALE: non dite ai vostri collaboratori che siete una famiglia… non è vero! e viene percepito come una presa per i fondelli. Siete una squadra dove ci sono regole da seguire, rapporti interpersonali da gestire e stipendi da pagare.
A voi Collaboratori vi dico di smettere di pensare che siete sfruttati: si chiama LAVORO ed è insito nel termine che sia una cosa che bisogna fare “per forza” al fine di avere soldi per vivere. L’unico modo di mitigare questa accezione negativa è fare un’attività a voi congeniale, che vi appassioni. Solo cosi al posto di lavorare, vi divertirete.